Il lupo e l’agnello

Oggi è la domenica del buon pastore.

«A noi il buon pastore piace come immagine», ha detto ieri sera il vescovo Domenico nella sua riflessione che segue il consueto rosario serale.

Ma ci piace molto meno «sentirci chiamare pecore. Essere paragonati ad un gregge, infatti, evoca omogeneità, scarsa personalità, piatta uguaglianza. E, però, se al gregge affianchiamo il suo contrario, cioè il branco, la musica cambia! Il branco è un soggetto anonimo e indifferenziato, sorretto soltanto da motivazioni emozionali, quali il nemico da abbattere o il leader da seguire ciecamente. Il branco è un prodotto della modernità, lo sbocco più arcaico che si potesse immaginare. E sapete perché?»

Perché manca il pastore, quello buono.

«Un’antica leggenda, quella di Telemaco, fa capire come si diventa un branco. C’è un figlio che attende dal mare l’arrivo del padre che rimetta pace nella casa, dopo l’invasione dei Proci. Dietro quest’attesa del figlio si nasconde la richiesta forte di un padre, anzi, di un pastore. Anche Gesù è circondato da un branco che nega la sua identità e la sua autenticità. Per questo reagisce e provoca con polemica mettendo a confronto il buon pastore con il ladro/brigante. Ci sono almeno tre caratteristiche nel vangelo che fanno la differenza. La prima: le pecore lo seguono. La seconda: perché conoscono la sua voce. La terza: Io sono la porta, se uno entra attraverso di me, sarà salvo».

«Il pastore buono è quello che va avanti. Non è di quelli che dicono: Armiamoci e partite!. Non vi pare che noi adulti spesso siamo insignificanti perché diciamo, ma non ci muoviamo? Prendiamo posizione, ma non ci mettiamo ci coinvolgiamo? Siamo bravi a dispensare consigli. Ma pochi a camminare avanti. Il pastore buono poi è quello che dice cose scomode. Oggi è un vero caos di voci. Il rischio è di scambiare lucciole per lanterne. Mai fidarsi delle voci suadenti che invitano a vivacchiare, a tirare a campare, ad abbassare l’asticella. Infine, il pastore è quello che non entra di fianco alla casa perché non ha secondi fini, cioè non cerca il suo interesse. E per questo si sacrifica. Cioè rinuncia a se stesso».

«Se manca il buon pastore non resta che un branco. Per questo la Chiesa ha bisogno di pastori e di pastori buoni per evitare che la gente si trasformi in un branco e far crescere agnelli…in questo mondo di lupi».