Il cammino sinodale illustrato al clero dai due referenti

Incontro del terzo giovedì in diretta sintonia con il cammino sinodale per il clero reatino, nel consueto appuntamento mensile che ha visto riuniti online preti e diaconi con il vescovo Domenico Pompili, presenti anche i due referenti diocesani per il Sinodo: Silvia Caprioli e Tommaso Cosentini.

Un cammino che incrocia il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, in cui il Papa ha voluto coinvolgere la Chiesa universale, con il particolare Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, ha ricordato monsignor Pompili in apertura dell’incontro, riandando anche al precedente ritiro del clero che su questo tema aveva visto come relatore il vicepresidente della Cei monsignor Erio Castellucci.

Pompili ha voluto richiamare alla mente il percorso della diocesi reatina negli ultimi anni, a partire dalla fondamentale tappa del Sinodo diocesano celebrato con il suo predecessore Lucarelli nel 2005: «Un momento importante che non ha sortito soltanto l’effetto di un libro (le costituzioni sinodali, ndr) ma che è stato già all’epoca, quasi ormai 17 anni fa, un’occasione perché la Chiesa di Rieti si mettesse in ascolto e provasse a sentire un p’o il battito cardiaco della sua realtà». Certamente, ha sottolineato Pompiili, «oggi 17 anni è quasi un’era geologica: perciò occorre di nuovo riprendere in mano questa forma di ascolto». Un ascoltare che si è portato avanti, nel suo episcopato, con gli annuali incontri pastorali di settembre, che don Domenico ha sinteticamente ripercorso.

E ora l’itinerario sinodale della Chiesa italiana, in questa fase che è stata definita “narrativa”, chiede proprio tale impegno: «esercitarci nell’ascolto». Un’occasione, ha tenuto a ribadire il vescovo, per assumere la corretta dimensione di Chiesa, «tra pari», superando lo scoglio del clericalismo e il senso di autosufficienza che nella comunità ecclesiale rischia di portare i ministri ordinati (e la cerchia degli “addetti ai lavori”) a isolarsi dal confronto e dall’ascolto di tutte le componenti, anche quelle “ai margini”.

L’impegno all’ascolto reciproco richiede anche una forte «capacità di metterci in discussione, per evitare che il “si è sempre fatto così” diventi il nostro refrain e quindi un po’ il nostro automatismo». Un ascolto, ha precisato monsignore, che deve saper indirizzarsi verso tutte le realtà, anche quelle che restano al di fuori della “cerchia” delle parrocchie, con particolare riguardo alle situazioni di fragilità, quelle dimenticate da tutti, e poi le diverse realtà della vita sociale: «il lavoro, il carcere, la scuola, la salute…».

Passata poi la parola ai due referenti diocesani, da Tommaso Cosentini una sintetica presentazione dei dieci nuclei tematici che, secondo lo schema di lavoro predisposto dalla Cei, interesseranno il cammino sinodale: si tratta, ha precisato, soltanto di linee guida, domande per suscitare il dibattito. Le modalità suggerite? Creare gruppi di aggregazione di diversa natura e composizione, intercettando le varie sensibilità anche al di fuori dei “circuiti” intraecclesiali.

Da parte di Silvia Caprioli, poi, uno sguardo alle note di metodo prospettate per il lavoro da svolgere, cominciando dall’individuare in ciascuna parrocchia un paio di persone che seguano più da vicino questo che – ha ribadito – deve essere inteso «non come un evento ma come un processo», continuamente in fieri, e se ne facciano “facilitatori” e promotori nelle diverse comunità.