Giornata dei Poveri, il vescovo: «Passare dallo sdegno all’azione»

Fedeli, volontari e operatori delle diverse realtà impegnate nel settore pastorale della Carità, si sono ritrovati domenica 19 novembre nella chiesa reatina di San Domenico, per partecipare alla messa celebrata dal mons Pompili in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri. Al fianco del vescovo il direttore della Caritas diocesana, don Fabrizio Borrello, e il suo predecessore don Benedetto Falcetti, insieme a tanti altri sacerdoti e diaconi.

È nella la parabola “del servo inutile” che il vescovo Domenico ha indicato lo spirito con cui guardare alla Giornata Mondiale dei Poveri. Commentando il Vangelo durante la messa celebrata nel pomeriggio di ieri nella chiesa reatina di San Domenico, mons Pompili ha infatti voluto sottolineare che «i talenti di cui si fa cenno, non sono tanto le nostre qualità, le nostre risorse, quanto piuttosto il tempo che ci è consegnato, dentro il quale riuscire a fronteggiare le situazioni e i problemi».

Come a dire che davanti alle difficoltà del nostro tempo, con la povertà cresciuta del 165% in un decennio, è necessario non lasciarsi sopraffare dalla paura, dal senso di sconfitta, dall’enormità dei problemi.

L’insufficienza del servo inutile, infatti, sta tutta nella paura che gli impedisce di trafficare nel tempo che gli è stato donato. «Matteo – ha spiegato il vescovo – fa riferimento a come investire il dono della fede e della Parola nel tempo, per dire alla sua comunità, che è un po’ agli inizi, che la fede che ha ricevuto non può seppellirla, ma deve irradiarla». Una indicazione che «si allarga a tutto il vivere umano, laddove ci è chiesto di non starcene al balcone: ci viene chiesto intraprendenza e coraggio, cui si oppongono la vigliaccheria e l’accidia».

Secondo il Rapporto 2017 di Caritas Italiana su povertà giovanili ed esclusione sociale, «il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l’avvenire». Nella fascia 18-34 anni è povero 1 su 10 e il rischio povertà ed esclusione sociale tocca il 37% dei giovani italiani. Oltre a queste percentuali, in ascesa negli ultimi anni, a preoccupare è la condizione dei minori. E nel 2016 le persone in grave povertà sono risultate essere 4 milioni 742mila.

Il coraggio, la forza, il metodo per contrastare questa deriva, il vescovo li ha indicati in un’altra figura biblica, traendola dalla donna intraprendente e laboriosa presentata nella prima lettura dal Libro dei Proverbi: «non dobbiamo fermarci al cliché tradizionale, maschilista e superficiale, della massaia energica, un po’ borghese e un po’ contadina, tutta casa e lavoro, sposa fedele e madre premurosa al servizio del marito e dei figli». Essa è infatti «la persona saggia, uomo o donna che sia», e lo si vede dalla sua «laboriosità», cioè dal suo «non perdere tempo e non perdersi nel tempo». Una concretezza che si evidenzia quando «apre le sue palme al misero, stende le sue mani al povero». La luce della prima Giornata dei Poveri, scopre nella donna virtuosa descritta dal Libro dei Proverbi il «simbolo di chi non vive per se stesso, ma per gli altri».

Una vera e propria provocazione etica per le nostre società, per le nostre famiglie, per i nostri politici e per le nostre coscienze, abituate troppo spesso al “sonno” prodotto dalle false sicurezze del consumismo, dalle paure narcisiste, dall’atteggiamento che addossa le colpe sono sempre agli altri.

«Il Signore non ci chiederà se ci siamo sdegnati o meno di fronte ai problemi – da detto don Domenico – ma che cosa abbiamo fatto, se siamo passati dallo sdegno all’azione».