Don Domenico: «Lo sguardo di Dio trasforma tutte le cose»

Martedì della XXXIII per annum (Sant’Elisabetta)
(2 Macc 6, 18-31Sl 3; Lc 19, 1-10)
“Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che Eleazaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia”. E’ sorprendente l’atteggiamento di Eleazaro, un vecchio e nobile scriba che posto di fronte all’alternativa trasgressione della legge o supplizio, non esita a scegliere la tortura pur di non disorientare i giovani. E pensare che gli era stata proposta una via di fuga, una finzione appunto, ma sufficiente, a suo giudizio, a scandalizzare. Si resta colpiti dalla forza di un uomo ormai avanzato in età che non si accoda a quello che fanno tutti, ma emerge con una personale convinzione che lascia traccia anche presso i giovani. Quando gli anziani che sembrano essere insignificanti vivono all’altezza del propri convincimenti questa  coerenza si riflette anche sulle altre generazioni. Bisogna persuadersi che lo scarto generazionale più che frutto dell’indifferenza tra giovani e vecchi è frutto del mimetismo dei vecchi che tendono a nascondere la propria identità e le proprie convinzioni. E così perdono la capacità di incidere sulle giovani generazioni.
Nel Vangelo di oggi incontriamo Zaccheo che è una persona giovane ma vecchia dentro. Compromesso con i romani, venale al punto da far la cresta al fisco del popolino, risulta inviso a tutti. Ad eccezione del giovane profeta di Nazareth che lo scova appollaiato tra i rami dove si è collocato per vederlo, data la sua piccola statura. Sarà quello sguardo dal basso in alto a far precipitare letteralmente a terra Zaccheo che non si sente giudicato, ma riconosciuto. Incrociare lo sguardo di Gesù Cristo significa essere guardati da Dio che solo riesce a trasformare anche la persona più inetta e violenta. Lo sguardo di Dio è vivificante e trasforma tutte le cose. “Scendi subito. Oggi devo fermarmi a casa tua”. Queste parole che mai si sarebbe immaginato rivolte a se stesso sono la scintilla che lo rimettono in movimento al punto da esclamare: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Cambiare sembra impossibile e in effetti pochi sanno cambiare perpetuando gli errori di sempre. Ma diventa possibile quando si incrocia lo sguardo di Dio che è più tenero e affidabile di qualsiasi altro. Per chi decide di entrare a far parte del terzo ordine secolare francescano, come la sorella che oggi sta per essere accolta, sono due gli atteggiamenti da coltivare sempre: resistere al condizionamento ambientale e aprirsi al perdono di Dio.