Con i bambini: tante sinergie contro la povertà educativa

Inaugurato nella mattina del 2 luglio l’Hub Civico 20 in via dei Crispolti, il primo dei tre del progetto Ci vuole un Villaggio. Una comunità in gioco per costruire futuro. Dopo Rieti, seguiranno infatti Borgorose e Torricella, con spazi adatti ad accogliere le attività rivolte a contrastare la povertà educativa minorile.

Un progetto ambizioso che, per la prima volta, mette in campo la sinergia tra pubblico e provato. Sono infatti 15 i partner che fanno parte della rete: Il Samaritano OdV della Caritas, che funge da capofila e sarà attivo nel sostegno alla genitorialità, la Fondazione Varrone che cura la comunicazione, le scuole – l’Ufficio Scolastico Provinciale, l’Istituto Comprensivo Minervini-Sisti, l’Istituto Comprensivo Marco Polo di Torricella, l’Istituto Onnicomprensivo di Borgorose, i Servizi sociali del Comune di Rieti e della Bassa Sabina, la Asl, l’impresa sociale Promis, la cooperativa sociale Agorà, l’associazione La Strada, l’associazione Junior AchievementYoung Enterprise Italia, il Gruppo Arteam Jobel Teatro e il Cles, che si occuperà di valutare l’impatto sociale del progetto.

«Diversi enti si sono messi insieme per partecipare ad un progetto nazionale, significa che Rieti può uscire dalle mura, raggiungendo un risultato eccezionale» ha affermato il presidente della Fondazione Varrone Antonio D’Onofrio. Ci vuole un Villaggio è stato infatti selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile e si occuperà di porre il tema della povertà educativa all’interno dell’intera comunità educante, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni.

«È stato un percorso importante in cui ci siamo messi in gioco: abbiamo avuto la lungimiranza di mettere insieme un partenariato variegato per portare avanti un progetto che, a distanza di 3 anni dalla sua ideazione, è ancore attuale nella sua problematica. Bisogna ripartire dagli strumenti di base, dalla socialità», ha detto Giada Dionisi, consigliera della Fondazione Varrone che per prima ha abbracciato questo progetto.

Il progetto è stato di fatto avviato nell’ottobre 2018 con una chiamata al territorio lanciata dalla Fondazione Varrone per rispondere al bando “Un passo avanti”. A quella chiamata ha risposto una vasta rete di soggetti che ha elaborato il progetto, superato le fasi della selezione e nell’ottobre del 2019, aggiudicandosi i finanziamenti stanziati dal Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Decisiva è stata l’adesione al progetto della Chiesa di Rieti, con Il Samaritano, che da soggetto capofila coordina i diversi attori progettuali, e con ProMis, che curerà la gestione amministrativa e supervisionerà l’attività di rendicontazione. Non meno significativo il coinvolgimento dei Servizi Sociali comunali, osservatorio privilegiato dei bisogni/disagi di famiglie e minori.

«È bello trovare persone giovani che credono nei bambini e nella rete che si può creare. Questo progetto mi ha colpito molto perché mi rendo conto quanto sia importante credere nei giovani che saranno il nostro futuro. Questo progetto è una grande scommessa» a parlare questa volta è Simona Santoro, presidente del Samaritano. E ai giovani si è rivolto anche il consigliere comunale Letizia Rosati che ha ribadito l’importanza di fare rete per moltiplicare questo tipo di esperienza per «offrire alle nuove generazioni il piacere di stare insieme intorno a dei contenuti».

Sebbene le attività siano state rimandate a causa della pandemia, il progetto è iniziato con delle attività online svolte in dieci istituti scolastici del reatino da Agorà, Jobel Teatro, Promis e Junior Achievement. Con l’apertura del Civico 20, cominceranno le iniziative in presenza.

« il Progetto che si svilupperà in 3 anni in 3 diversi hub, è una sorta di “learning machine”, una macchina che impara e insegna come si può essere migliori e colmare i gap che sono presenti nella società» ha spiegato Erica Astolfi, responsabile di progetto. «Chi animerà questo hub, sono gli enti partner, ognuno con la sua specificità ma con linee in comune».

«A me sembra che in questo tempo di catastrofe educativa ci sia bisogno di battere un colpo. Il rischio è quello di rimare alla finestra e fare considerazioni pessimistiche, bisogna invece fare delle cose concrete» ha infine concluso il Vescovo Domenico, sottolineando con nel nome Ci vuole un villaggio ci sia un riferimento a quei proverbi africani in cui la differenza viene fatta proprio dalla collettività e non dal singolo.