Commemorati i caduti dell’Acquedotto del Peschiera

«Il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuna lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare tutto il suolo». Non poteva prescindere dal riferimento alle acque la preghiera del vescovo Domenico in occasione della cerimonia in memoria degli operai caduti durante la costruzione dell’Acquedotto del Peschiera. Monsignor Pompili parte dall’antico racconto jahvista della creazione per ricordare a tutti «che la terra senza acqua è senza vita».

«Solo l’acqua, infatti – ha proseguito il vescovo – rende possibile l’esistenza dell’uomo e la coltivazione della terra. A questa antica sapienza siamo giunti anche noi, considerato che oggi l’acqua è la risorsa indispensabile e, Dio non voglia, la causa delle future tensioni economiche e sociali».

Una consapevolezza che guidò nella lungimiranza il sindaco Natan che nei primi anni del ‘900 volle realizzare l’acquedotto del Peschiera, opera che rappresenta un caso forse unico tra tutte le grandi Capitali europee e consente di convogliare 13.700 litri d’acqua al secondo attraverso un viaggio complessivo di 123 Km consentendo a Roma «di essere a buon diritto la regina delle acque».

«È la ragione per cui siamo qui a ringraziare le migliaia di operai che hanno realizzato quest’opera avveniristica e, in particolare, le vittime di quell’ingegnoso e rischioso lavoro. Non basta semplicemente però volgersi all’indietro. L’esposizione che inauguriamo oggi a Rieti mostra con efficacia che il cammino per vivere dell’acqua non si è mai interrotto. E la scelta coraggiosa di un raddoppio da parte di Acea, dopo l’accordo tra Ato 2 e Ato 3 è la premessa per portare a pieno sviluppo la più grande infrastruttura idrica del Paese».

Un’esposizione, quella che sarà visitabile sotto gli archi del Palazzo Papale di Rieti, che celebra attraverso foto e filmati d’epoca inediti, gli ottant’anni dell’infrastruttura che fornisce l’80% dell’acqua alla Capitale, ripercorrendone la storia dalla posa della prima pietra ad oggi. Un territorio, quello reatino, ricchissimo di acque limpide e sorgive, come la presenza «di ben 18 laghi incastonati lungo la sua valle e, soprattutto, per l’apporto pulito e veloce del fiume Velino».

«È tempo che questa ricchezza che generosamente viene elargita a tutti possa costituire per questa capitale d’acqua nascosta al centro della Penisola, un’occasione di sviluppo. Ipotizzare un Museo delle acque e, comunque, una messa a sistema dell’intero parco acquatico è un’impresa possibile, soprattutto se Acea nel suo sforzo di raddoppiare il Peschiera saprà valorizzare questa terra che secerne la più preziosa delle risorse».

E proprio nel mese francescano, monsignor Pompili non può prescindere dal riferimento al Poverello: «“Laudato si’, mi Signore per Sor’Acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta”, canta san Francesco. Abbiamo il dovere di preservare questa risorsa perché sia di tutti. Ma ciò non sarà possibile se questa terra che genera acqua non sarà volta messa in condizione di essere non un deserto, ma una terra coltivata ed abitata. Solo preservando la Madre, sarà possibile alla Regina di effondere il dono delle acque».