Coltivare e custodire

Per iniziare la riflessione dopo il rosario di ieri sera, il vescovo Domenico ha attinto ai suoi ricordi d’infanzia.

«Un giorno, il mio maestro delle elementari disse in classe che la colpa del degrado del mondo è la Bibbia, nel passo in cui dice Dominate la terra e soggiogatela. Papa Francesco, da parte sua, nel secondo capitolo dell’enciclica Laudato si’ lamenta che qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, dipingendo l’uomo come un padrone assoluto».

Infatti, «non è tanto la Bibbia, quanto una sua cattiva interpretazione a farci dimenticare che noi non siamo Dio, e che la terra ci precede e ci è stata data, e all’essere umano spetta semmai la responsabilità di coltivare e custodire il giardino del mondo».

«Peraltro va detto che per la tradizione giudeo-cristiana dire creazione è molto più che dire semplicemente natura, perchè ha a che vedere con un progetto d’amore di Dio dove ogni creatura ha un valore e un significato».

Come diceva san Basilio, che il Creatore è bontà senza calcolo, mentre Dante citava l’amor che muore il sole e le altre stelle.

«Dunque, solo riscoprendo la prima parola di Dio che è la creazione dell’universo, della terra e in essa di tutti gli esseri viventi, si evita il cortocircuito di divinizzare la natura e di tornare indietro a vaghe forme di panteismo pagano. Esattamente il contrario di quanti sostengono che interessarsi alla terra farebbe perdere la prospettiva del cielo. No, la terra è la prima parola di Dio».

«Per concludere, non vi è dubbio che la creazione non è solo un formidabile aiuto a ritrovare il senso del mistero dell’universo e in esso dell’armonia di tutte le creature, ma è anche un fatto, su cui oggi sono d’accordo tutti, credenti e non credenti e cioè che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio a tutti».

«Come scrisse san Giovanni Paolo II, di cui oggi ricordiamo il 39mo anniversario dall’attentato: Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno. I nativi americani, espressione della sapienza dei popoli avevano detto ancora un’altra cosa: Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela».