A Cittaducale un Archivio per guardare avanti

L’Archivio storico di Cittaducale è un buon esempio delle cose buone che i laici possono realizzare in parrocchia, valorizzando insieme attività pastorale, memoria e sguardo verso il futuro. Le carte un tempo dimenticate, oggi valorizzate e messe sotto tutela dal Ministero per i Beni Culturali, faranno infatti presto di un più ampio esperimento culturale e religioso, al cui centro si trova la parrocchia

Forse non tutti sanno che la parrocchia di Santa Maria del Popolo in Cittaducale dispone di un interessante Archivio storico. Un bene particolarmente prezioso se si considera che il paese, fino a un passato non troppo lontano, è stato sede vescovile.

La diocesi di Cittaducale fu infatti eretta il 24 gennaio 1502 e soppressa il 27 giugno 1818, quando il suo territorio fu aggregato a quello della diocesi dell’Aquila. Nel 1976, fu quindi annesso alla diocesi di Rieti, in modo di far coincidere i confini delle diocesi con quelli delle regioni civili.

Questi cambiamenti forse non giovarono alla documentazioni, che per molto tempo hanno giaciuto dimenticate. La riscoperta risale agli anni in cui è stato parroco di Cittaducale don Ferdinando Tiburzi.

Durante una riunione, alla quale era presente anche il vescovo Delio Lucarelli, fu provocato da un parrocchiano, Augusto Monaco, che chiese se fosse possibile per i laici prendersi cura dei documenti, degli archivi, dei libri sparsi per la parrocchia. E per tutta risposta parroco e vescovo gli diedero subito il compito di provare.

«Il giorno successivo – racconta Augusto, che nel frattempo è diventato il custode del materiale recuperato – mi misi a tirare fuori dalla soffitta e dal campanile l’attuale collezione di documenti. Era tutto materiale depositato e dimenticato, tanto da dover riaprire ogni volume, pagina per pagina, con guanti e mascherina, per sottrarre la carta ai danni dell’aria chiusa, troppo secca o troppo umida, e al pericolo dei topi».

Ma ad Augusto, che ha un po’ la vocazione del collezionista, tanto che in privato raccoglie cartoline, brochure e tutto quanto può su Cittaducale, non difetta la pazienza, e con un po’ di aiuto nel giro di due anni e mezzo è riuscito a salvare praticamente tutto il materiale disponibile.

«Poco per volta riuscimmo a mettere tutto insieme in una stanza e don Ferdinando provvide a un primo mobile per la conservazione. A quel punto abbiamo scritto alla Sovraintendenza per i Beni Culturali per avere un riconoscimento ufficiale, inviando un elenco con sopra riportato tutto il materiale di cui disponiamo, compresi i documenti dello stato civile».

E l’interesse da parte del Ministero non è mancato: poco tempo dopo la parrocchia ha ricevuto la visita dei tecnici della Sovraintendenza, alla quale ha fatto seguito, nel 2009, l’apposizione del vincolo per particolare interesse storico.

L’archivio, infatti, conserva le tracce dei quattro quartieri che componevano Cittaducale: Sant’Antimo, Santa Cecilia, San Giovanni e Santa Maria di Cesoni. «Parliamo di dati che vanno dal 1712 al 1919. Dopo il 1920 i registri sono tutti passati nella Cattedrale. Il titolo di Madonna del Popolo, allude proprio a questo suo abbracciare e riunire i residenti delle diverse zone».

Oggi i libri e le carte sono conservati dentro gli armadi in metallo voluti da padre Mariano Pappalardo, succeduto a don Ferdinando alla guida della parrocchia. I libri più vecchi in archivio registrano battesimi, matrimoni e morti per quartiere che in alcuni casi risalgono al 1584. «Inoltre – spiega carte alla mano Augusto – abbiamo ritrovato gli autografi delle omelie di un sacerdote di Cittaducale, Felice Gianfelice, poi promosso vescovo nella diocesi di Boiano».

Si tratta di documenti utilissimi perché oltre a commentare il Vangelo, riportano riferimenti ad altri eventi come l’inaugurazione del cimitero. Tanto più che, da arciprete curato di Cittaducale, Gianfelice restaurò la Collegiata di Santa Maria del Popolo, eresse l’asilo infantile e intervenne a favore delle Benedettine per mantenere loro la casa e la Chiesa.

La collezione dell’archivio parrocchiale, peraltro, non si limita solo ai messali e ai registri. Al fianco delle carte rilegate ci sono i fogli sciolti della stampa cattolica raccolta dallo stesso Felice Gianfelice, e pure tanti manifesti d’epoca, capaci di restituire tanto lo stile pastorale quanto il gusto estetico della prima metà del secolo scorso. Un manifesto in particolare attira l’attenzione di chi entra nella stanza dell’Archivio storico della parrocchia di Cittaducale: annuncia la “Settimana del Santo Vangelo” che si è tenuta dal 16 al 20 luglio 1958.

La particolarità è che è stato scritto a mano in caratteri gotici e sul retro di un più vecchio manifesto di propaganda in favore del reclutamento per le armi. Il suo recupero testimonia quanto si può imparare sulla nostra storia recente e passata se si riesce a non disperdere la memoria.

In attesa di scoprire nuovi tesori negli archivi di altre parrocchie, continuiamo a guardare con interesse a Cittaducale: dal 2016 la valorizzazione del patrimonio prosegue con il nuovo parroco, don Serge Andriamamy.

L’intenzione è quella di creare un vero e proprio percorso culturale all’interno della parrocchia, che insieme all’Archivio comprenda una piccola aula museale, già quasi completamente allestita, dove sono raccolti i tanti reliquiari, le sale del palazzo vescovile, e la Cattedrale.